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Vengo - Demone flamenco 2001

Tony Gatlif

Scene da un matrimonio. In una chiesetta sulle sponde di un corso d'acqua, convergono gli invitati a bordo di alcune barche. Siamo nel Sud della Spagna, in Andalusia, e tra i costumi dei gitani spiccano alcuni arabi muniti dei tradizionali strumenti musicali. Che la festa cominci. Un chitarrista e un violinista intrecciano il motivo di un flamenco, poi ai due si unisce Ahmad Al Tuni, uno degli ultimi grandi maestri del canto Sufi egiziano. Intanto, un gruppo di danzatrici si abbandona alle ossessive giravolte del ballo rituale dei dervisci. L'inizio di Vengo - Demone flamenco, diretto dall'algerino Tony Gatlif, sangue zingaro nelle vene, segna l'incontro fra due religioni e due civiltà, quella cristiana e quella islamica, che nel Sud della Spagna hanno alimentato la cultura che nel flamenco trova la sua espressione più autentica. Ma l'incanto non tarda a spezzarsi. In un cimitero si piange la vita di una giovane donna, tragico segnale di un destino di morte e dell'interminabile catena di una faida senza fine. Il rito ancestrale della vendetta risulta ancora più assurdo: mentre cristiani e musulmani sono riusciti a vivere in pace, altrettanto non sa fare gente della stessa etnia. Sarà Caco (interpretato dal famoso ballerino Antonio Canales) a spezzare l'anello di quella luttuosa catena immolandosi spontaneamente... Se in Gadjo Dilo, Gatlif era andato alla ricerca delle radici dei Rom in Romania, qui lo fa nel Sud della Spagna e nel ponte ideale che li lega alle popolazioni arabe del Mediterraneo. Il regista Robert Altman diceva recentemente che dovremo sempre più abituarci a un cinema sincopato e disarmonico, segnato da sbalzi improvvisi e scarsa uniformità sul piano della narrazione. Vengo - Demone flamenco ne è un chiaro esempio: disarticolato, animato da tanti frammenti che mutano come le composizioni di un caleidoscopio, affida il suo racconto a spezzoni disordinati, note sparse e contrappunti isolati che sovvertono le regole più elementari del montaggio, ma che nello stesso tempo trovano la loro calda vitalità in un'energia surreale e visionaria, fatta di musica, canti, danze, colori accesi e marcati. Una festa viscerale. Fatta di eccessi e dismisura. Come richiede lo spirito del flamenco.

REGIA, SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Tony Gatlif
FOTOGRAFIA: Thierry Pouget
MONTAGGIO: Pauline Dairou
MUSICHE ORIGINALI: Tornatilo, Sheikh Al Tuni, Gritos De Guerra, Tony Gatlif, La Caita
INTERPRETI: Antonio Canales, Orestes Villasan Rodriguez, Antonio Perez Dechent, Bobote, Juan-Luis Corrientes
PRODUZIONE: Princes Films
ORIGINE: Francia/Germania/Giappone/Spagna 2000
DISTRIBUZIONE: Mikado, DURATA: 85'