img

LA VENERE DI WILLENDORF 1996

Elisabetta Lodoli

Anna, una prostituta emigrata da una città del sud Italia a Berlino, rimpatria dopo moltissimi anni per incontrare, su consiglio degli psichiatri dell'istituto di riabilitazione, il figlio Antonio, ormai più che adolescente. Le difficoltà reali e psicologiche di recuperare le fila di un rapporto di fatto mai esistito, fanno da scenario all 'esplodere di complessi e violenti meccanismi di possesso e di rifiuto, di amore e di odio. Anna e Antonio abitano ora non solo le desolate stanze di una casa in affitto, ma soprattutto i loro rec iproci e difficili destini. Agostino, sacrestano di un grande complesso ecclesiastico del sud Italia, condivide la sua devota scelta con il fratello Mattia. I grandi spazi del complesso barocco ospitano le quotidiane pratiche di fede di Agostino e Mattia. L'ingresso violento di un gruppo di giovani rompe però ogni equilibrio e Agostino è costretto a misurarsi con nuove realtà, trascinando con sè il fratello. Il desiderio e il pentimento, l'aggressione e la Sottomissione, il piacere e la disperazione irrompono, decisi a smantellare i tratti, apparentemente forti, di una scelta ideale.

Le storie dei personaggi di Malemare sono null'altro che il pretesto per raccontare le faccende causali di destini che seppur lontani per forma, sono vicini per essenza ontologica. Il tentativo di questo film è quello di apparentare i luoghi delle discordie e cercare, senza moralismi o giudizi, di abitare proprio quei luoghi. Lo sguardo su queste storie e le immagini che le raccontano è sganciato dalla moralità che prelude al Sacro e al Profano. L'attenzione si poggia sull'espressione della volontà dei personaggi, la quale si nega e si afferma e, quando si manifesta, è sempre una conseguenza della storia esistenziale del personaggio stesso. Individui, in fondo, disarmati e pronti alla resa: Agostino diventa un omicida e Anna si lascia agire da un' insicurezza ontologica. La macchina da presa entra in queste storie non da indagatrice partecipando e accompagnando di volta in volta i personaggi per la loro strada e senza porsi mai a distanza.

Regia Elisabetta Lodoli
Sceneggiatura Heidrun Schleef, Elisabetta Lodoli
Fotografia Cesare Accetta
Montaggio Anna Napoli
Musica Savio Riccardi
Suono Mario laquone
Scene Emita Frigato
Costumi Agata Cannizzaro
Interpreti Iaia Forte (Ida), Luisa Pasello (Elena), Emilio Bonucci (Enrico), Ilaria Occhini (Luisa), Emanuela Macchniz (Alice), Paolo Bonanni (Freddy).
Produttrice Elisabetta Lodoli
Produzione Bianca Film
Origine Italia, 1996 (colore, 86' 35mm.)

Elisabetta Lodoli
Laureata in Filosofia all'Università di Bologna, si trasferisce negli Stati Uniti dove consegue il Master in regia cinematografica e televisiva presso il California lnstitute of The Arts di Los Angeles nel 1988. Nello stesso anno realizza il corto Out Season, presentato al Festival Cinema Giovani di Torino e a Rotterdam, vincitore del Gabbiano d'Argento al Festival del Cinema Indipendente di Bellaria l'anno successivo. Tra i suoi lavori si segnalano il documentario La pace a due voci, documentario sul conflitto arabo-israeliano, girato nel 1991 e presentato l'anno successivo alla Mostra Internazionale del Cinema di Rimini; e il cortometraggio Buon Natale, codiretto da Mauro Marchese, presente al Festival Cinema Giovani di Torino nel 1993. Con La Venere di Willendorf, di cui ha curato sceneggiatura, regia e produzione, esordisce nella regia di un lungometraggio.

FILMOGRAFIA
1988 Off season (cm.)
1991 La pace a due voci (doc.)
1993 Buon Natale (cm .)
1996 La Venere di Willendorf